martedì 15 aprile 2014
Kukeri Festival: a coloured ancient tradition
Kukeri or Surva Festival (Mummer’s games) in the town of Pernik near Sofia, is the most spectacular “Kukeri” event in Bulgaria. At the end of January thousands of “kukeri” participants from different regions of Bulgaria, as well as from all around the world gather in Pernik for the three-day event.
Kukeri is a pagan Bulgarian tradition of Thracian origins - in ancient times the old Thracians held the Kukeri (Mummers’) Ritual Games in honour of god Dionysus. The Kukeri games are performed by men only, dressed in colourful hand-made costumes and wearing scary masks. Each has also a leather belt around the waist with huge copper bells (chanove) attached to it. The Kuker’s masks are decorated with threads, ribbons, laces and usually represent animals like goats, bulls, rams, or even chicken. Some of the masks are double-faced. On one of the sides, the nose is snubbed and the face is good-humored, on the other side, the nose is hooked and the face is ominous. Those masks symbolize the good and the bad which co-exist in the world.
A very important thing for the symbolic meaning of the masks are the decoration colors. Red is the most used color - symbolizes fertility of the reviving nature, the sun and the fire; the black color represents Mother Earth and white is a symbol of water and light. The Kukers walk around, jump and dance special magic dances to scare away the evil spirits, to celebrate the beginning of the spring and hopes for a good harvest, health, land fertility, and happiness.
The festival held in Pernik is the oldest festival of the masquerade games in Bulgaria. The first edition was opened on January 16, 1966. In 1995 the International Federation of Carnival Cities accepted the town of Pernik as its full member. In 2009 Pernik was proclaimed as the European capital of Surva`s and Mummer’s.
The news that the Kukeri tradition and the Surva Festival in Pernik will be included in UNESCO’s list of protected non-material cultural heritage, was announced before the inaugural ceremony of the 20th edition of the mummery fest.
domenica 13 aprile 2014
Revealing the different cultures to understand the soul of each people, know them better and learn to respect it more. Kaleidos begins collecting this challenge, the new editorial initiative that has the ambitious aim to get the people closer, to make the exchange and the comparison easier. The compass, to guide the work in this difficult project, is the art with his extraordinary ability to convey emotions “without flags”.
In front of so many cultural expressions, each “social” barrier falls. The light are directed only on the artist and his work, the result of his sensitivity and the summary of his personal background and the background of his people. Not having the art a universal recognizable language, in front of a work – even if it is music, painting or sculpture - everyone has to understand the message and the feelings it manages to transmit. In the mean time, the “defense” move away, the prejudices are put aside, and people are more sensitive and open to know better the others.
Kaleidos want to encourage these moments; of course, it will be the show-case for various artists, but it will also create opportunities for dialogue among peoples, it will offer a different way to approach to intercultural dialogue.
In this context, the choice of the magazine’s name is not casual: Kaleidos, from the greek word, “the object that make other see beautiful figures”. Therefore, it will give visibility, to what it’s beautiful in the cultures that live beside us.
Dott. Monica Di Lecce
Executive Director
sabato 12 aprile 2014
Cosa è Kaléidos
La società globalizzata è una realtà ormai da alcuni anni e la necessità di condividere luoghi ed istituzioni da parte di gente differente per cultura, religione e struttura sociale ha portato all’utilizzo di differenti strumenti che favorissero l’integrazione, intesa non come adeguamento o dominanza di una cultura da parte di un’altra, ma come dialogo reciproco basato sulla comprensione.
La visione multiculturalista basata sulla cristallizzazione delle reciproche posizioni, sul vivi e lascia vivere non ha portato a risolvere i conflitti ma solo ad accantonarli temporaneamente. La comunicazione interculturale basata su un livello superiore di comprensione ha fatto grandi passi in avanti sulla speculazione sociale prospettando la visione di una comunità multietnica in cui le identità collettive potessero trovarsi attraverso la partecipazione degli elementi comuni. Uscire dal caldo tepore della nostra cultura di appartenenza per andare incontro all’altro, per cercare di capire usi e consuetudini così differenti dal nostro vissuto ma non per questo meno degne di rispetto. Comprendere che di fronte a noi c’è un individuo che non è solo un prodotto di un sistema sociale ma che porta in sé tutte le potenzialità espressive proprie del suo particolare vissuto. L’individualizzazione, la conoscenza profonda delle culture altre è l’unico modo per creare un riconoscimento che è condizione del progresso della socialità non solo individuale ma anche collettiva.
Perché questo percorso sia compreso e intrapreso su vasta scala, perché la soluzione proposta dalla speculazione interculturale sia quanto mai efficace è richiesto lo sviluppo di una ragione profondamente riflessiva capace cioè di andare al di là delle differenze sociali e di cambiare punto di vista su chi così vicino fisicamente è percepito tanto lontano socialmente.
Occorrono strumenti per sviluppare questa riflessività, occorre trovare un terreno comune neutrale in cui crescere come comunità globalizzata. La necessità e il desiderio di creare un ponte di dialogo fra le culture e un nuovo modo di comunicare è ciò che ci ha spinto a varare il progetto Kalèidos. Kalèidos è l’apparente caos di colori che si fondono insieme in una immagine fantastica e multicolore. Una immagine in cui le espressioni artistiche e culturali di tutti i paesi del mondo trovano la loro collocazione. L’arte, in particolare è quella attività umana che più di tutte unisce. Le differenze sociali e culturali svaniscono di fronte alla musica alla pittura alla scultura lasciando solo il rapporto intimo e personale di chi guarda o di chi ascolta poiché attraverso tale espressione egli trova qualcosa di sé e comprende qualcosa dell’altro.
L’arte, ma in generale tutte le forme della creatività, appare il mezzo per sciogliere le diffidenze per unire e armonizzare gli aspetti più diversi delle culture più disparate per capire che la “biodiversità culturale” è una ricchezza per tutti. Il principio di interdipendenza ci dice che la struttura sociale è il frutto delle relazioni fra i gruppi. Quindi cambiare consapevolezza attraverso l’arte significa cambiare i rapporti di forza tra le comunità e ritrovare un nuovo punto di equilibrio. x
Primiano Gioia
Una nuova prospettiva
Mettere a nudo le diverse culture per comprendere l’anima di ogni popolo, conoscerlo meglio e imparare a rispettarlo di più. Parte da questa scommessa Kalèidos, la nuova iniziativa editoriale che si prefigge l’obiettivo ambizioso di avvicinare i popoli, facilitarne lo scambio e il confronto.
La bussola del progetto è l’arte con la sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni “senza bandiera” e in generale la creatività in tutte le sue espressioni compresa, perché no, la cucina. Arte e creatività offrono l’occasione per parlare delle diverse culture e favorirne così la conoscenza. Solo la conoscenza, infatti, ci salverà dall’indifferenza dell’egoismo e ci consentirà di avvicinarci a chi, nella società di oggi, vive gomito a gomito con noi ma ha tradizioni e storie molto lontane dalle nostre.
Davanti alle molteplici espressioni culturali, ogni barriera “sociale” cade. I riflettori sono puntati solo sull’artista e sulla sua opera, frutto della sua sensibilità e sintesi del personale bagaglio culturale e di quello del suo popolo. Non avendo l’arte un linguaggio universalmente riconoscibile, davanti a un’opera - musicale, pittorica o scultorea che sia – ognuno è chiamato a capire il messaggio e le sensazioni che questa trasmette. E’ in questo momento che le “difese” si abbassano, i pregiudizi vengono messi da parte e si è più sensibili e aperti a conoscere l’altro.
Kalèidos vuole stimolare questi momenti: sarà sì la “vetrina” di diversi artisti, ma creerà anche le occasioni di dialogo tra i popoli, offrirà un diverso approccio al dialogo interculturale e sarà aperta al contributo di quanti con articoli, segnalazioni, suggerimenti vorranno collaborare al progetto.
In quest’ottica, la scelta del nome della rivista non è casuale: Kalèidos, dal greco, “oggetto che permette di vedere belle forme”. Darà visibilità, quindi, a ciò che di bello c’è nelle culture che vivono accanto a noi. Ma Kalèidos non è solo una rivista, è un progetto che, puntando sull’arte intesa in senso lato, come manifestazione creativa e originale dello spirito e sulla capacità che l’arte possiede di trasmettere emozioni comprese e condivise a livello universale, intende offrire un contributo alla tesi che la globalizzazione della cultura, se usata e valorizzata in modo adeguato, è una straordinaria opportunità di crescita, un’occasione per partecipare in modo positivo e propositivo all’innalzamento del livello di civiltà.
Monica di Lecce
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