domenica 20 luglio 2014

Toledo, terra di spade e di croci

Toledo è famosa per le spade e le croci, due tratti caratteristici che spesso sono riconducibili alla vera essenza spagnola: le prime sono da ricondurre ai periodi delle battaglie e delle guerre, quando la Spagna era territorio dei mori. Le seconde, invece, sono legate all'indissolubile legame che c'è tra questa nazione e la religione. Toledo ben incarna questi due aspetti: vanta infatti una storia legata alla produzione dell'acciaio, in particolar modo delle spade, le cui tecniche per riprodurle sono da ricondurre alla Persia e sono state importate dagli arabi. Ancora oggi questa bella città situata nel cuore della Spagna, appartenente all'antico Regno di Castilla, oggi facente parte della Comunità Autonoma di Catilla-La Mancha, vanta un'enorme produzione di coltelli e altri oggetti di acciaio. Accanto a questo lato, Toledo, come del resto tutte le principali città spagnole, è una terra intrisa di religione, misticismo e fede: l'arcidiocesi di questa città è la più importante di tutto il Paese ed è sede primaziale, il che significa che l'arcivescovo di Toledo porta il titolo di Primate di Spagna.

giovedì 17 luglio 2014

In Ghana il Bakatue festival tra riti e miti

Il Bakatue festival è una delle manifestazioni tradizionali del Ghana, si svolge a luglio e segna l'inizio della stagione di pesca in Elmina. Il nome Bakatue è ottenuto dal dialetto Fante che si traduce come drenaggio di una laguna.  La celebrazione della festa fu istituita per commemorare la fondazione di Elmina da parte dei portoghesi.
Si svolge il primo lunedì e martedì di luglio. In particolare, il martedì è stato scelto in quanto è considerato localmente come il giorno del dio del mare. Durante il festival, il capo della Paramount, suoi sottocapi e l'intero stato di Elmina offrono cibo per la festa sacra: uova e purè di patate miscelato con olio di palma a Nana Brenya, il dio del fiume, e pregano per la pace. La mattina della festa, tutti i membri della famiglia reale Elmina partecipano alla processione. Dopo il sommo sacerdote lancia la sua rete tre volte nel Brenya. Viene dichiarato cessato il divieto di pesca e le donne sfilano sulla laguna in Kente stoffa e copricapi per le cerimonie locali. Un corteo reale che conduce al palazzo del capo tra musica tradizionale conclude la festa. Tutto il pesce che è pescato dalle reti, durante la cerimonia, viene offerto agli dei come simbolo per ringraziarli per il raccolto.

martedì 15 luglio 2014

Guyana, qui il carnevale dura due mesi

Lo spirito della festa è onnipresente con la tradizione dei balli in costume animati dai Touloulous nel periodo del carnevale.
Il Carnevale della Guyana si distingue dagli altri per la sua lunghezza (1 - 2 mesi secondo il calendario) e per la presenza di un personaggio-chiave : il Touloulou. Si tratta di donne mascherate che animano  balli in maschera che si svolgono ogni sabato sera in questo periodo di carnevale. Queste donne sono le "maitresses" di un gioco di ruolo che lascia i cavalieri alla mercè delle loro scelte e dei loro scherzi. Uno spettacolo coloratissimo che si svolge al ritmo molto sensuale di musiche speciali (piké djouk, mazurka…)
Balli in maschera, sfilate sfavillanti, danze, costumi tradizionali, carri riccamente decorati sono il pane quotidiano di questo periodo: ogni sabato sera tutti si ritrovano in strada a cantare e ballare fino all'alba mentre sono servite tonnellate di pesce e gamberetti alla creola, oltre ai tipici dolcetti, le gallette di riso aromatizzate al frangipane,  al cocco o alla guava. Le domeniche, invece, sono destinate alle parate con i personaggi tipici della Guyana: sfilano la Caroline, una signora ricca che porta l'oro e protegge le altre donne, i Neg Marrons, che spargono di nero il pubblico, il Jè farrin  in bianco totale e circondato da bambini, gli zombi, il diavolo e la morte. Le regine sono le Touloulou, dame molto eleganti, sempre al centro dei cortei, vestite come nei secoli scorsi: sono camuffate dalla testa ai piedi perchè non devono essere riconosciute, durante i balli notturni invitano gli uomini a danzare il piquet al suono dell'orchestra dal ritmo scatenato e frenetico.   Le ultime due domeniche, poi, sia Cayenne che l'altra città Kourou ospitano la Grande Parata, mentre una giuria assegna i trofei ai vari gruppi in base a criteri precisi: costumi, canti, musica e creatività. Tutto per ricordare e porre l'accento sulle diverse etnie che vivono in Guyana: dai creoli agli europei, agli amerindi fino agli asiatici, come i cinesi. Spesso infatti nei cortei non mancano i famosi draghi che si mescolano a cavalieri e damine: un mix che rende unico questo Carnevale.

lunedì 14 luglio 2014

Le suggestioni dei tuareg al Trasimeno Blues Festival

Le suggestive atmosfere del Desert Blues sono protagoniste dell’edizione 2014 del Trasimeno Blues Festival. Il Blues che i nomadi Touareg suonano tra le dune del Sahara aprirà il festival con una speciale anteprima che avrà luogo martedì 15 luglio alle 21.30 all’Anfiteatro della Rocca Medievale di Castiglione del Lago. Il leggendario collettivo Touareg dei Tinariwen (dal Tamashek “deserti” o “spazi vuoti”) irrompe sulla scena internazionale grazie ad una suggestiva e coinvolgente commistione della musica tradizionale Touareg con il Blues, il Rock, la Psichedelia e la world music. Il suono amaro di chitarre appuntite si mescola con la poesia lirica, celebrando l’unione sacra tra un popolo e il suo ambiente, riflesso in dolorose circostanze collettive. Il collettivo dei Tinariwen prende forma negli anni ’80 nei campi profughi militarizzati allestiti in Algeria da Gheddafi, dove la loro opposizione militante al governo centrale del Mali li ha spinti a cercare rifugio. A guidare il gruppo è il cantante e chitarrista Ibrahim Ag Alhabib, giovane nomade costretto all’esilio dopo la fucilazione del padre per collaborazionismo con i ribelli antigovernativi. 

domenica 13 luglio 2014

Fascino e mistero delle maschere del Burkina Faso

In Burkina Faso ci sono più di 60 gruppi etnici con caratteristiche sociali e culturali diverse, anche se tutti ci tengono a definirsi burkinabé. I gruppi principali sono i Bobo, che vivono nella zona della città di Bobo-Dioulasso, i Fulani, i Lobi e i Sénufo, ma il gruppo nettamente dominante è costituito dai Mossi. I Mossi discendono da un impero regale e l'imperatore, o moro-naba, ha un ruolo importante e grande influenza sociale.
Ogni gruppo etnico ha la propria arte ma le tradizioni artistiche dei Mossi, dei Bobo e dei Lobi sono le più famose. I Mossi sono noti per le loro maschere di antilope incredibilmente alte (più di 2 m) e dipinte di rosso o bianco. Queste maschere vengono indossate durante i funerali e i lavori di raccolta e conservazione di alcuni frutti. Le maschere dei Bobo sono invece a forma di grandi farfalle, dipinte a strisce rosse, bianche e nere, usate per invocare la divinità Do nelle cerimonie della fertilità. I Bobo in realtà dispongono di tantissime maschere dai tratti animaleschi, ma quelle a forma di farfalla sono le uniche indossate da tutti. La tradizione dei Lobi è tra le più vive dell'Africa, compresi i riti d'iniziazione dyoro per i giovani maschi. L'arte dei Lobi è molto rinomata: le incisioni in legno sono simboli a protezione della famiglia.  

venerdì 11 luglio 2014

Masai, una cultura scandita da canto e danza


La popolazione Masai scandisce la vita attraverso canti e danze molto particolari. I masai non hanno strumenti musicali. Il canto è sempre a cappella, senza accompagnamento musicale. Il coro può dare un tono continuo o un’armonia, su questa base il cantante principale – olo-aranyani – canta il tema musicale. La maggioranza delle canzoni masai prevedono un solista che annuncia il tema del canto, ed un coro che risponde in maniera antifonale oppure con un solo vocabolo. Nella musica religiosa, il solista normalmente inneggia a Dio mentre il coro chiede a Dio di venire – ou – con un tono basso, forte e ritmato. Le canzoni accompagnano la danza, normalmente una serie di salti fatti a turno dagli uomini. Le donne muovono il collo in avanti e indietro, emettendo dei suoni che risultano sincopati. Le donne cantano canzoni mentre lavorano, specialmente alla mungitura, all’allattamento, e per lodare i propri figli. I moran cantano lodando i propri meriti, quelli del gruppo di età oppure per far innamorare una ragazza. Le arti grafiche non sono molto sviluppate. I disegni simbolici applicati al viso e al tronco durante alcuni momenti della vita hanno un significato spirituale più che di trasmissione di ideali. Non si fa uso di maschere, mentre il corpo viene modificato con tatuaggi o tagli.

giovedì 10 luglio 2014

Giava e la tradizione del wajang

Il wajang, il teatro di Giava, è importantissimo per la popolazione che vede nella rappresentazione teatrale la realizzazione del mondo fantastico dei loro eroi e degli dei, nei quali si identificano vivendo in prima persona le loro appassionanti avventure. Il wajang si è mantenuto intatto col passare dei secoli, e tuttora richiama un numero elevato di spettatori, sia nelle grandi città che nei piccoli villaggi. 
I tipi di wajang sono molteplici, il più importante è il wajang kulit(teatro delle ombre): qui gli attori sono burattini particolari, realizzati in cuoio e sostenuti da una canna di bambù che il burattinaio muove agevolmente.

mercoledì 9 luglio 2014

La danza del Drago, una tradizione cinese di 5000 anni d'età

La storia della danza cinese vanta una tradizione di oltre 5000 anni. Nella danza cinese confluiscono praticamente tutte le arti cinesi (kung fu, taichi, acrobatica, opera cinese, dramma). Il simbolismo e la ritualità, sedimentati da secoli e secoli di tradizione, sono forti e presenti nelle danze popolari come nelle rappresentazioni teatrali dell’opera cinese.
Nella danza del drago, un gruppo di persone porta il corpo del drago su delle aste. Il corpo del drago può arrivare ad essere portato da 50 persone, che imitano i movimenti dello spirito delle acque in modo sinuoso ed ondulato. Questa danza è tradizionalmente simbolo del ruolo storico del drago, che impersona la forza e la dignità. Secondo la tradizione, i draghi sono portatori di buona sorte, di forza e dignità, ma anche di fertilità, saggezza e fasto. L'apparizione di un drago è spaventosa e sfrontata, ma allo stesso tempo benevola, per questo l'animale fantastico viene associato all'autorità imperiale. Il drago viene spesso definito "sacro", a causa della sua immagine che incute gran rispetto. Gli imperatori della Cina antica consideravano sé stessi dei draghi, trasformando quindi l'animale nell'emblema dell'impero.
La Danza del Drago ha avuto origine nella dinastia Han (202 a.c.- 220 d.c.), grazie a quei cinesi che mostravano una particolare venerazione verso l'immagine del drago. Durante la dinastia Song, la danza era già diventata popolare e veniva eseguita dalla gente durante le celebrazioni festive, così come la danza del leone.
Il drago cinese ha avuto origine come combinazione stilizzata di diversi animali realmente esistenti in natura, e si è poi evoluto in creatura mitologica venerata dal popolo. I tratti del drago uniscono le corna del cervo, le orecchie del toro, gli occhi del coniglio, le fauci della tigre e le squame del pesce, tutto portato insieme dal corpo del serpente. Vi era la credenza che il drago fosse un animale anfibio con l'abilità di camminare sulla terra, volare in aria e nuotare nel mare, divenendo governatore del tempo atmosferico nuvoloso e piovoso. La danza del drago è parte importante della cultura e della tradizione cinese, e si è diffusa grazie all'emigrazione del popolo cinese nel mondo.
Nelle esibizioni da competizione vigono severe regole, che riguardano soprattutto la composizione del corpo del drago e i movimenti della danza. Per lo più, i draghi da competizione sono costruiti per permettere ai danzatori di poterlo muovere con velocità ed agilità, e per compiere mosse spettacolari. La testa è più piccola e leggera, mentre il corpo è costruito in alluminio tenuto da bastoncini, e la maggior parte dei cerchi che delimitano le sezioni sono costruiti in pvc sottile. Le esibizioni si svolgono in un tempo convenzionale di 8-10 minuti, ed il ritmo viene dato da un set di percussioni. Una doppia danza del drago, raramente eseguita nelle esibizioni occidentali, comporta la partecipazione di due corpi di ballo che avvolgono i draghi l'un l'altro. Le esibizioni più rare sono quelle in cui si intrecciano nove gruppi, per nove draghi in totale (il cui nome insieme è Kawlung), poiché il nove viene considerato il numero perfetto.

I passi della danza del drago vengono studiati appositamente in base all'esperienza ed alle abilità dei danzatori. Il classico movimento ondulato del drago viene ottenuto grazie alle mosse coordinate in successione di ogni sezione cilindrica. Questo è il passo base, mentre tutte le altre mosse vengono lasciate alla fantasia e alla creatività di ogni corpo di ballo.  

martedì 8 luglio 2014

Tutti i suoni del Mozambico

Nel Mozabico la musica tradizionale è molto florida: è suonata in ogni luogo della Nazione e risente delle diverse etnie e delle differenti popolazioni, infatti ogni popolazione ha le sue particolarità e tradizioni musicali: i Makonde del nord sono noti per i loro strumenti a fiato, conosciuti come lupembe; a sud i musicisti chope suonano la marimba, una specie di xilofono, e sono famosi per le loro orchestre di marimba. La presenza della marimba nell'area africana fu segnalata almeno cinquecento anni fa dai primi esploratori; le cronache dell'epoca narrano infatti di strumenti di legno, costruiti con questa foggia, dai differenti nomi: balafo, marimba, malimba, manza, mbila, balinga ed altri ancora.
Lo strumento è formato da una serie di piccole tavole di legno duro, sotto le quali vengono disposte, come risonatori, zucche essiccate e svuotate o grosse canne di bambù. Le prime marimba prevedevano l'utilizzo delle gambe del musicista, su cui era posta trasversalmente una barra di legno, come naturale cassa di risonanza e supporto. In Africa la marimba viene tradizionalmente suonata da uno o più suonatori, posti gli uni di fronte agli altri, con gli strumenti eventualmente appoggiati ad angolo tra di loro. Le tavole della tastiera vengono percosse con mazzuole leggere di legno e l'altezza della nota varia per molti fattori: spessore del legno, lunghezza e larghezza delle barre, gradi di durezza e peso.
Ma è la marrabenta probabilmente la musica più diffusa nel Mozambico, caratterizzata da uno stile leggero ispirato ai majika, i tradizionali ritmi rurali. Unisce i ritmi tradizionali di danza mozambicane con musica popolare portoghese. Si è stato sviluppata a Maputo , capitale del Mozambico, tra il 1930 e il 1940 .

domenica 6 luglio 2014

Tutta l'energia dei Taiko' giapponesi

L'O-Daiko, il grande tamburo, riproduce il battito del cuore, ampliandolo e interpretandolo con una vibrazione profonda che risuona già nell'aria nel gesto preparatorio, quasi una danza del musicista che si accinge alla percussione.
Introdotto in Giappone dalla Cina in epoca Kamakura (1192-1333), il Taiko divenne parte integrante della cultura giapponese come strumento per comunicare con gli dei ma anche per cacciare, per infondere coraggio in battaglia. Nei monasteri buddisti segna il tempo e ritma la recitazione dei Sutra. Rappresenta la voce del Buddha che chiama i fedeli ad ascoltare il Dharma.
La leggenda del tamburo giapponese va indietro nel tempo, quando la terra era governata dagli antichi dei. Si racconta che un giorno la Dea del Sole si infuriò a causa delle violenze di suo fratello e si nascose in una grotta. Così la terra fu avvolta dal buio totale. La vita delle persone divenne più triste e volendo richiamare il Sole fuori dalla grotta, iniziarono a danzare, a fare musica, a pregare ed, alla fine, a suonare tamburi di fronte alla grotta.
La Dea del Sole, incuriosita da ciò che stava accadendo, guardò fuori. In quel momento le persone la presero e la tirarono fuori dalla grotta. Immediatamente tornò la luce e la terra si scaldò.

Da quella volta il Taiko è suonato in occasione di importanti eventi, celebrazioni dell’estate e feste popolari.

sabato 5 luglio 2014

Naro Nasial, il festival di Sani nell'India Himalaiana

Il Naro Nasial è una grande celebrazione che si svolge a Sani (India Himalaiana) ogni anno tra la fine di luglio e agosto. Viene evocata la presenza di Naropa e le cerimonie sono arricchite dal Cham, le danze rituali, un momento molto bello per cogliere la freschezza della gente di Sani, che ha un trasporto forte e naturale verso i saggi della loro tradizione religiosa. Per Naro Nasial, ovvero per l’incontro con il grande maestro Naropa, si aggregano provenendo anche da molti remoti villaggi dello Zanskar, sfoggiando i propri costumi tradizionali e creando una piccola folla immersa in un momento di devozione comune ma anche in commerci e in un’allegra convivialità.
Il Naro Nasial richiede una lunga preparazione da parte dei monaci di Sani, che sono discepoli in linea di trasmissione orale del maestro Naropa, i quali eseguono nei giorni precedenti cerimonie religiose, con l’uso di strumenti tradizionali e canti dai toni bassi. Il giorno antecedente l’apertura del tempio di Naropa vengono eseguite diverse danze in costume, tra cui la danza dei cappelli neri (Sha-Na Cham) e dei tamburi (Sha-Na Nga Cham), per purificare in modo adeguato il luogo. Nel secondo giorno al mattino alcuni monaci siedono di fronte al tempietto di Naropa recitando preghiere in onore del maestro e nel cortile antistante il tempio (sul lato opposto) continuano con le danze. Tradizionalmente il Naro Nasial non prevedeva la parte del Cham (danze rituali), queste furono introdotte verso la metà del secolo scorso su richiesta della gente del villaggio; la danza delle otto manifestazioni di Guru Rimpoce (Guru Tshen Gye) che si svolge nel secondo giorno è stata l’ultima ad essere introdotta e infatti le maschere utilizzate sono particolarmente naif e di evidente fabbricazione recente.  

venerdì 4 luglio 2014

In Bhutan il fascino dei Cham

Le rappresentazioni Cham del Bhutan sono diventate giustamente celebri nel mondo; ognuna ha caratteristiche proprie, a volte molto specifiche, dalle formali ed elaborate celebrazioni dei grandi Dzong agli incontri di tono rurale, ma sempre nell’ambito di uno stile di conduzione ed esecuzione che è quello inconfondibilmente di Druk Yul.
Il Cham più noto è lo Tse Chu di Paro, che presenta un insieme di rituali completo e ben eseguito: la sua ubicazione nei pressi dell’unico aeroporto internazionale ha favorito l’afflusso dei visitatori e una certa notorietà. Oltre a Paro, le massime espressioni di arte e di contenuto religioso si riscontrano nelle manifestazioni che si svolgono a Punakha per il Dromche e al Trashichhoe di Thimpu per lo Tse Chu. Questi due Dzong sono la sede dell’Abate del Bhutan, il Je Khempo, e del corpo monastico principale composto da circa 1600 membri da lui condotto, che utilizza come propria residenza lo Dzong di Punakha nei mesi invernali per il clima meno rigido di questa valle e lo Dzong di Thimpu, il Trashichhoe, nei mesi estivi. Essere parte di questo selezionato gruppo di monaci è un segno di distinzione: vengono scelti coloro che hanno elevate qualità di apprendimento spirituale. Nelle rappresentazioni da loro eseguite si percepisce quindi un’atmosfera molto forte; gli atti rituali vengono svolti con precisa disciplina e attenzione ad ogni dettaglio, le cerimonie sono spesso condotte personalmente dall’abate, a volte alla presenza del re del Bhutan, e sono arricchite dall’utilizzo di costumi e maschere particolarmente belli.

giovedì 3 luglio 2014

In Mongolia la festa di Naadam tra sport e folklore

Mancano pochi giorni in Mongolia alla festa di Naadam, una manifestazione, per lo più, sportiva (in due giorni di svolgono competizioni di otta, tiro con l’arco e corsa dei cavalli) ma è molto “coreografica” ed è preceduta da una cerimonia sfarzosa.
La moderna festa di Naadam nasce nel 1921 per celebrare l'indipendenza della Mongolia. Per due giorni ogni anno, l'11 e 12 luglio, allo Stadio Centrale di Ulaan Baatar davanti a decine di migliaia di composti spettatori si svolgono le competizioni, precedute da una sfarzosa cerimonia a cui prende parte anche il Presidente della Repubblica. Anticamente nel calendario le ricorrenze più note erano la festa della luna bianca, quando si aspergeva dell’airag, il latte di giumenta fermentato, e quella d’estate quando si teneva il grande Quritai, la riunione di tutti i più grandi guerrieri.  

mercoledì 2 luglio 2014

La Chacarera, una magia tutta argentina

La chacarera è una danza folklorica tipica della zona Nord dell'Argentina. Nella sua versione più tradizionale viene suonata utilizzando chitarra, tamburo e violino, negli ultimi anni si è diffuso anche l'uso di altri strumenti musicali.
La base musicale che accompagna questo ballo può essere o esclusivamente strumentale oppure accompagnata da canti. La lingua di questi canti è lo spagnolo o il Quechua santiagueño, un dialetto tipico della provincia di Santiago del Estero.
Il ballo avviene in coppia però la coreografia si svolge all'interno di un gruppo di altri ballerini.
Non essendoci delle fonti esatte che permettono di definire le sue origini, la leggenda racconta che questo ballo ebbe origine nella provincia di Santiago del Estero, nella parte Nord Ovest dell’Argentina.
Il nome di questo ballo deriva dal vocabolo “chacarero”, ossia lavoratore della fattoria, perchè generalmente si ballava nelle zone di campagna, anche se lentamente riuscì a penetrare anche nelle città.
Agli inizi del XIX secolo la chacarera arrivò a Buenos Aires, però per la sua caratteristica di musica legata strettamente alle tradizioni argentine si scontrò con le culture delle diverse etnie presenti nella città, frutto della massiccia immigrazione che dalla metà del secolo aveva inondato le coste del Rio de la Plata. Questa Babele di lingue, di suoni, di colori e tradizioni aveva già innescato un processo di fusione che era riuscito a filtrare attraverso le varie differenti culture una musica ed un ballo che rappresentava tutti: il tango.
Per questo motivo la chacarera non riuscì ad attecchire nella capitale argentina, ma si propagò con grande prosperità in altre zone, dove l’ondata migratoria si era stemperata con le popolazioni native.

Negli anni sessanta la musica, e conseguentemente il ballo della chacarera, aumentò la sua diffusione grazie a musicisti, quali Los Chalchaleros, Los Tucu Tucu, Los Carabajal, che seppero nobilitare il genere, portandolo al di fuori dalle esecuzioni improvvisate o dilettantistiche, ed offrendo delle interpretazioni di brani tradizionali altamente professionali. La magia di questa musica fece il resto.

martedì 1 luglio 2014

Cuba e il fascino della Festa del Fuoco


Festa del Fuoco si tiene a luglio a Santiago de Cuba per commemorare l'arrivo dell'estate. Nelle parrandas e charangas si balla il changui, una musica e un ballo popolare delle feste contadine della provincia di Guantanamo. Changui è uno stile di musica nata nel 19esimo secolo nella regione orientale della provincia di Guantanamo, in particolare Baracoa. Combina la struttura e gli elementi di canción s ' spagnoli con ritmi africani e strumenti a percussione di origine Bantu. Tornando alla Festa del Fuoco, la kermesse è molto simile al carnevale visto che anche in questa occasione si tengono parate con carri allegorici. La manifestazione quest'anno si terrà dal 3 al 9 luglio.