Toledo è famosa per le spade e le
croci, due tratti caratteristici che spesso sono riconducibili alla
vera essenza spagnola: le prime sono da ricondurre ai periodi delle
battaglie e delle guerre, quando la Spagna era territorio dei mori.
Le seconde, invece, sono legate all'indissolubile legame che c'è tra
questa nazione e la religione. Toledo ben incarna questi due aspetti:
vanta infatti una storia legata alla produzione dell'acciaio, in
particolar modo delle spade, le cui tecniche per riprodurle sono da
ricondurre alla Persia e sono state importate dagli arabi. Ancora
oggi questa bella città situata nel cuore della Spagna, appartenente
all'antico Regno di Castilla, oggi facente parte della Comunità
Autonoma di Catilla-La Mancha, vanta un'enorme produzione di coltelli
e altri oggetti di acciaio. Accanto a questo lato, Toledo, come del
resto tutte le principali città spagnole, è una terra intrisa
di religione, misticismo e fede: l'arcidiocesi di questa città è la
più importante di tutto il Paese ed è sede primaziale, il che
significa che l'arcivescovo di Toledo porta il titolo di Primate di
Spagna.
domenica 20 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
In Ghana il Bakatue festival tra riti e miti
Il Bakatue festival è una delle
manifestazioni tradizionali del Ghana, si svolge a luglio e segna
l'inizio della stagione di pesca in Elmina. Il nome Bakatue è
ottenuto dal dialetto Fante che si traduce come drenaggio
di una laguna. La celebrazione della festa fu istituita per
commemorare la fondazione di Elmina da parte dei portoghesi.
Si svolge il primo lunedì e martedì
di luglio. In particolare, il martedì è stato scelto in quanto è
considerato localmente come il giorno del dio del mare. Durante il
festival, il capo della Paramount, suoi sottocapi e l'intero stato di
Elmina offrono cibo per la festa sacra: uova e purè di patate miscelato con olio di palma a Nana Brenya, il dio del fiume, e
pregano per la pace. La mattina della festa, tutti i membri della
famiglia reale Elmina partecipano alla processione. Dopo il sommo
sacerdote lancia la sua rete tre volte nel Brenya. Viene dichiarato
cessato il divieto di pesca e le donne sfilano sulla laguna
in Kente stoffa e copricapi per le cerimonie locali. Un
corteo reale che conduce al palazzo del capo tra musica tradizionale
conclude la festa. Tutto il pesce che è pescato dalle reti,
durante la cerimonia, viene offerto agli dei come simbolo per
ringraziarli per il raccolto.
martedì 15 luglio 2014
Guyana, qui il carnevale dura due mesi
Lo spirito della festa è onnipresente
con la tradizione dei balli in costume animati
dai Touloulous nel periodo del carnevale.
Il Carnevale della Guyana si distingue dagli altri per la sua lunghezza (1 - 2 mesi secondo il calendario) e per la presenza di un personaggio-chiave : il Touloulou. Si tratta di donne mascherate che animano balli in maschera che si svolgono ogni sabato sera in questo periodo di carnevale. Queste donne sono le "maitresses" di un gioco di ruolo che lascia i cavalieri alla mercè delle loro scelte e dei loro scherzi. Uno spettacolo coloratissimo che si svolge al ritmo molto sensuale di musiche speciali (piké djouk, mazurka…)
Il Carnevale della Guyana si distingue dagli altri per la sua lunghezza (1 - 2 mesi secondo il calendario) e per la presenza di un personaggio-chiave : il Touloulou. Si tratta di donne mascherate che animano balli in maschera che si svolgono ogni sabato sera in questo periodo di carnevale. Queste donne sono le "maitresses" di un gioco di ruolo che lascia i cavalieri alla mercè delle loro scelte e dei loro scherzi. Uno spettacolo coloratissimo che si svolge al ritmo molto sensuale di musiche speciali (piké djouk, mazurka…)
Balli in maschera, sfilate sfavillanti,
danze, costumi tradizionali, carri riccamente decorati sono il pane
quotidiano di questo periodo: ogni sabato sera tutti si ritrovano in
strada a cantare e ballare fino all'alba mentre sono servite
tonnellate di pesce e gamberetti alla creola, oltre ai tipici
dolcetti, le gallette di riso aromatizzate al frangipane, al
cocco o alla guava. Le domeniche, invece, sono destinate alle parate
con i personaggi tipici della Guyana: sfilano la Caroline, una
signora ricca che porta l'oro e protegge le altre donne, i Neg
Marrons, che spargono di nero il pubblico, il Jè farrin
in bianco totale e circondato da bambini, gli zombi, il diavolo e la
morte. Le regine sono le Touloulou, dame molto eleganti, sempre
al centro dei cortei, vestite come nei secoli scorsi: sono camuffate
dalla testa ai piedi perchè non devono essere riconosciute, durante
i balli notturni invitano gli uomini a danzare il piquet al
suono dell'orchestra dal ritmo scatenato e frenetico. Le
ultime due domeniche, poi, sia Cayenne che l'altra città Kourou
ospitano la Grande Parata, mentre una giuria assegna i trofei ai vari
gruppi in base a criteri precisi: costumi, canti, musica e
creatività. Tutto per ricordare e porre l'accento sulle diverse
etnie che vivono in Guyana: dai creoli agli europei, agli amerindi
fino agli asiatici, come i cinesi. Spesso infatti nei cortei non
mancano i famosi draghi che si mescolano a cavalieri e damine: un mix
che rende unico questo Carnevale.
lunedì 14 luglio 2014
Le suggestioni dei tuareg al Trasimeno Blues Festival
Le suggestive atmosfere del Desert Blues sono protagoniste dell’edizione 2014 del Trasimeno Blues Festival. Il Blues che i nomadi Touareg suonano tra le dune del Sahara aprirà il festival con una speciale anteprima che avrà luogo martedì 15 luglio alle 21.30 all’Anfiteatro della Rocca Medievale di Castiglione del Lago. Il leggendario collettivo Touareg dei Tinariwen (dal Tamashek “deserti” o “spazi vuoti”) irrompe sulla scena internazionale grazie ad una suggestiva e coinvolgente commistione della musica tradizionale Touareg con il Blues, il Rock, la Psichedelia e la world music. Il suono amaro di chitarre appuntite si mescola con la poesia lirica, celebrando l’unione sacra tra un popolo e il suo ambiente, riflesso in dolorose circostanze collettive. Il collettivo dei Tinariwen prende forma negli anni ’80 nei campi profughi militarizzati allestiti in Algeria da Gheddafi, dove la loro opposizione militante al governo centrale del Mali li ha spinti a cercare rifugio. A guidare il gruppo è il cantante e chitarrista Ibrahim Ag Alhabib, giovane nomade costretto all’esilio dopo la fucilazione del padre per collaborazionismo con i ribelli antigovernativi.
domenica 13 luglio 2014
Fascino e mistero delle maschere del Burkina Faso
In Burkina Faso ci sono più di 60
gruppi etnici con caratteristiche sociali e culturali diverse, anche
se tutti ci tengono a definirsi burkinabé. I gruppi principali sono
i Bobo, che vivono nella zona della città di Bobo-Dioulasso, i
Fulani, i Lobi e i Sénufo, ma il gruppo nettamente dominante è
costituito dai Mossi. I Mossi discendono da un impero regale e
l'imperatore, o moro-naba, ha un ruolo importante e grande influenza
sociale.
Ogni gruppo etnico ha la propria arte ma le tradizioni artistiche dei Mossi, dei Bobo e dei Lobi sono le più famose. I Mossi sono noti per le loro maschere di antilope incredibilmente alte (più di 2 m) e dipinte di rosso o bianco. Queste maschere vengono indossate durante i funerali e i lavori di raccolta e conservazione di alcuni frutti. Le maschere dei Bobo sono invece a forma di grandi farfalle, dipinte a strisce rosse, bianche e nere, usate per invocare la divinità Do nelle cerimonie della fertilità. I Bobo in realtà dispongono di tantissime maschere dai tratti animaleschi, ma quelle a forma di farfalla sono le uniche indossate da tutti. La tradizione dei Lobi è tra le più vive dell'Africa, compresi i riti d'iniziazione dyoro per i giovani maschi. L'arte dei Lobi è molto rinomata: le incisioni in legno sono simboli a protezione della famiglia.
Ogni gruppo etnico ha la propria arte ma le tradizioni artistiche dei Mossi, dei Bobo e dei Lobi sono le più famose. I Mossi sono noti per le loro maschere di antilope incredibilmente alte (più di 2 m) e dipinte di rosso o bianco. Queste maschere vengono indossate durante i funerali e i lavori di raccolta e conservazione di alcuni frutti. Le maschere dei Bobo sono invece a forma di grandi farfalle, dipinte a strisce rosse, bianche e nere, usate per invocare la divinità Do nelle cerimonie della fertilità. I Bobo in realtà dispongono di tantissime maschere dai tratti animaleschi, ma quelle a forma di farfalla sono le uniche indossate da tutti. La tradizione dei Lobi è tra le più vive dell'Africa, compresi i riti d'iniziazione dyoro per i giovani maschi. L'arte dei Lobi è molto rinomata: le incisioni in legno sono simboli a protezione della famiglia.
venerdì 11 luglio 2014
Masai, una cultura scandita da canto e danza
La popolazione Masai scandisce la vita attraverso canti e danze molto particolari. I masai non hanno strumenti musicali. Il canto è sempre a cappella, senza accompagnamento musicale. Il coro può dare un tono continuo o un’armonia, su questa base il cantante principale – olo-aranyani – canta il tema musicale. La maggioranza delle canzoni masai prevedono un solista che annuncia il tema del canto, ed un coro che risponde in maniera antifonale oppure con un solo vocabolo. Nella musica religiosa, il solista normalmente inneggia a Dio mentre il coro chiede a Dio di venire – ou – con un tono basso, forte e ritmato. Le canzoni accompagnano la danza, normalmente una serie di salti fatti a turno dagli uomini. Le donne muovono il collo in avanti e indietro, emettendo dei suoni che risultano sincopati. Le donne cantano canzoni mentre lavorano, specialmente alla mungitura, all’allattamento, e per lodare i propri figli. I moran cantano lodando i propri meriti, quelli del gruppo di età oppure per far innamorare una ragazza. Le arti grafiche non sono molto sviluppate. I disegni simbolici applicati al viso e al tronco durante alcuni momenti della vita hanno un significato spirituale più che di trasmissione di ideali. Non si fa uso di maschere, mentre il corpo viene modificato con tatuaggi o tagli.
giovedì 10 luglio 2014
Giava e la tradizione del wajang
Il wajang, il teatro di Giava, è
importantissimo per la popolazione che vede nella rappresentazione
teatrale la realizzazione del mondo fantastico dei loro eroi e degli
dei, nei quali si identificano vivendo in prima persona le loro
appassionanti avventure. Il wajang si è mantenuto intatto col
passare dei secoli, e tuttora richiama un numero elevato di
spettatori, sia nelle grandi città che nei piccoli villaggi.
I tipi
di wajang sono molteplici, il più importante è il wajang
kulit(teatro delle ombre): qui gli attori sono burattini particolari,
realizzati in cuoio e sostenuti da una canna di bambù che il
burattinaio muove agevolmente.
mercoledì 9 luglio 2014
La danza del Drago, una tradizione cinese di 5000 anni d'età
La storia della danza cinese vanta una
tradizione di oltre 5000 anni. Nella danza cinese confluiscono
praticamente tutte le arti cinesi (kung fu, taichi, acrobatica, opera
cinese, dramma). Il simbolismo e la ritualità, sedimentati da secoli
e secoli di tradizione, sono forti e presenti nelle danze popolari
come nelle rappresentazioni teatrali dell’opera cinese.
Nella danza del drago, un gruppo di
persone porta il corpo del drago su delle aste. Il corpo del drago
può arrivare ad essere portato da 50 persone, che imitano i
movimenti dello spirito delle acque in modo sinuoso ed ondulato.
Questa danza è tradizionalmente simbolo del ruolo storico del drago,
che impersona la forza e la dignità. Secondo la tradizione, i draghi
sono portatori di buona sorte, di forza e dignità, ma anche di
fertilità, saggezza e fasto. L'apparizione di un drago è
spaventosa e sfrontata, ma allo stesso tempo benevola, per questo
l'animale fantastico viene associato all'autorità imperiale. Il
drago viene spesso definito "sacro", a causa della sua
immagine che incute gran rispetto. Gli imperatori della Cina antica
consideravano sé stessi dei draghi, trasformando quindi l'animale
nell'emblema dell'impero.
La Danza del Drago ha avuto origine
nella dinastia Han (202 a.c.- 220 d.c.), grazie a quei cinesi
che mostravano una particolare venerazione verso l'immagine del
drago. Durante la dinastia Song, la danza era già diventata
popolare e veniva eseguita dalla gente durante le celebrazioni
festive, così come la danza del leone.
Il drago cinese ha avuto
origine come combinazione stilizzata di diversi animali realmente
esistenti in natura, e si è poi evoluto in creatura mitologica
venerata dal popolo. I tratti del drago uniscono le corna del cervo,
le orecchie del toro, gli occhi del coniglio, le fauci
della tigre e le squame del pesce, tutto portato
insieme dal corpo del serpente. Vi era la credenza che il drago fosse
un animale anfibio con l'abilità di camminare sulla terra,
volare in aria e nuotare nel mare, divenendo governatore del tempo
atmosferico nuvoloso e piovoso. La danza del drago è parte
importante della cultura e della tradizione cinese, e si è diffusa
grazie all'emigrazione del popolo cinese nel mondo.
Nelle esibizioni da competizione vigono
severe regole, che riguardano soprattutto la composizione del corpo
del drago e i movimenti della danza. Per lo più, i draghi da
competizione sono costruiti per permettere ai danzatori di poterlo
muovere con velocità ed agilità, e per compiere mosse spettacolari.
La testa è più piccola e leggera, mentre il corpo è costruito in
alluminio tenuto da bastoncini, e la maggior parte dei cerchi che
delimitano le sezioni sono costruiti in pvc sottile. Le esibizioni si
svolgono in un tempo convenzionale di 8-10 minuti, ed il ritmo viene
dato da un set di percussioni. Una doppia danza del drago, raramente
eseguita nelle esibizioni occidentali, comporta la partecipazione di
due corpi di ballo che avvolgono i draghi l'un l'altro. Le esibizioni
più rare sono quelle in cui si intrecciano nove gruppi, per nove
draghi in totale (il cui nome insieme è Kawlung), poiché il
nove viene considerato il numero perfetto.
I passi della danza del drago vengono
studiati appositamente in base all'esperienza ed alle abilità dei
danzatori. Il classico movimento ondulato del drago viene ottenuto
grazie alle mosse coordinate in successione di ogni sezione
cilindrica. Questo è il passo base, mentre tutte le altre mosse
vengono lasciate alla fantasia e alla creatività di ogni corpo di
ballo.
martedì 8 luglio 2014
Tutti i suoni del Mozambico
Nel Mozabico la musica tradizionale è
molto florida: è suonata in ogni luogo della Nazione e risente delle
diverse etnie e delle differenti popolazioni, infatti ogni
popolazione ha le sue particolarità e tradizioni musicali: i Makonde
del nord sono noti per i loro strumenti a fiato, conosciuti come
lupembe; a sud i musicisti chope suonano la marimba, una specie di
xilofono, e sono famosi per le loro orchestre di marimba. La presenza
della marimba nell'area africana fu segnalata almeno cinquecento anni
fa dai primi esploratori; le cronache dell'epoca narrano infatti di
strumenti di legno, costruiti con questa foggia, dai differenti nomi:
balafo, marimba, malimba, manza, mbila, balinga ed altri ancora.
Lo strumento è formato da una serie di
piccole tavole di legno duro, sotto le quali vengono disposte, come
risonatori, zucche essiccate e svuotate o grosse canne di bambù. Le
prime marimba prevedevano l'utilizzo delle gambe del musicista, su
cui era posta trasversalmente una barra di legno, come naturale cassa
di risonanza e supporto. In Africa la marimba viene tradizionalmente
suonata da uno o più suonatori, posti gli uni di fronte agli altri,
con gli strumenti eventualmente appoggiati ad angolo tra di loro. Le
tavole della tastiera vengono percosse con mazzuole leggere di legno
e l'altezza della nota varia per molti fattori: spessore del legno,
lunghezza e larghezza delle barre, gradi di durezza e peso.
Ma è la marrabenta probabilmente la
musica più diffusa nel Mozambico, caratterizzata da uno stile
leggero ispirato ai majika, i tradizionali ritmi rurali. Unisce i
ritmi tradizionali di danza mozambicane con musica popolare
portoghese. Si è stato sviluppata a Maputo , capitale del
Mozambico, tra il 1930 e il 1940 .
domenica 6 luglio 2014
Tutta l'energia dei Taiko' giapponesi
L'O-Daiko, il grande tamburo, riproduce
il battito del cuore, ampliandolo e interpretandolo con una
vibrazione profonda che risuona già nell'aria nel gesto
preparatorio, quasi una danza del musicista che si accinge alla
percussione.
Introdotto in Giappone dalla Cina in
epoca Kamakura (1192-1333), il Taiko divenne parte integrante della
cultura giapponese come strumento per comunicare con gli dei ma anche
per cacciare, per infondere coraggio in battaglia. Nei monasteri
buddisti segna il tempo e ritma la recitazione dei Sutra. Rappresenta
la voce del Buddha che chiama i fedeli ad ascoltare il Dharma.
La leggenda del tamburo giapponese va
indietro nel tempo, quando la terra era governata dagli antichi dei.
Si racconta che un giorno la Dea del Sole si infuriò a causa delle
violenze di suo fratello e si nascose in una grotta. Così la terra
fu avvolta dal buio totale. La vita delle persone divenne più triste
e volendo richiamare il Sole fuori dalla grotta, iniziarono a
danzare, a fare musica, a pregare ed, alla fine, a suonare tamburi di
fronte alla grotta.
La Dea del Sole, incuriosita da ciò
che stava accadendo, guardò fuori. In quel momento le persone la
presero e la tirarono fuori dalla grotta. Immediatamente tornò la
luce e la terra si scaldò.
Da quella volta il Taiko è suonato in
occasione di importanti eventi, celebrazioni dell’estate e feste
popolari.
sabato 5 luglio 2014
Naro Nasial, il festival di Sani nell'India Himalaiana
Il Naro Nasial è una grande
celebrazione che si svolge a Sani (India Himalaiana) ogni anno tra
la fine di luglio e agosto. Viene evocata la presenza di Naropa e le
cerimonie sono arricchite dal Cham, le danze rituali, un momento
molto bello per cogliere la freschezza della gente di Sani, che ha un
trasporto forte e naturale verso i saggi della loro tradizione
religiosa. Per Naro Nasial, ovvero per l’incontro con il grande
maestro Naropa, si aggregano provenendo anche da molti remoti
villaggi dello Zanskar, sfoggiando i propri costumi tradizionali e
creando una piccola folla immersa in un momento di devozione comune
ma anche in commerci e in un’allegra convivialità.
Il Naro Nasial richiede una lunga
preparazione da parte dei monaci di Sani, che sono discepoli in linea
di trasmissione orale del maestro Naropa, i quali eseguono nei giorni
precedenti cerimonie religiose, con l’uso di strumenti tradizionali
e canti dai toni bassi. Il giorno antecedente l’apertura del tempio
di Naropa vengono eseguite diverse danze in costume, tra cui la danza
dei cappelli neri (Sha-Na Cham) e dei tamburi (Sha-Na Nga Cham), per
purificare in modo adeguato il luogo. Nel secondo giorno al mattino
alcuni monaci siedono di fronte al tempietto di Naropa recitando
preghiere in onore del maestro e nel cortile antistante il tempio
(sul lato opposto) continuano con le danze. Tradizionalmente il Naro
Nasial non prevedeva la parte del Cham (danze rituali), queste furono
introdotte verso la metà del secolo scorso su richiesta della gente
del villaggio; la danza delle otto manifestazioni di Guru Rimpoce
(Guru Tshen Gye) che si svolge nel secondo giorno è stata l’ultima
ad essere introdotta e infatti le maschere utilizzate sono
particolarmente naif e di evidente fabbricazione recente.
venerdì 4 luglio 2014
In Bhutan il fascino dei Cham
Le rappresentazioni Cham del Bhutan
sono diventate giustamente celebri nel mondo; ognuna ha
caratteristiche proprie, a volte molto specifiche, dalle formali ed
elaborate celebrazioni dei grandi Dzong agli incontri di tono rurale,
ma sempre nell’ambito di uno stile di conduzione ed esecuzione che
è quello inconfondibilmente di Druk Yul.
Il Cham più noto è lo Tse
Chu di Paro, che presenta un insieme di rituali
completo e ben eseguito: la sua ubicazione nei pressi dell’unico
aeroporto internazionale ha favorito l’afflusso dei visitatori e
una certa notorietà. Oltre a Paro, le massime espressioni di arte e
di contenuto religioso si riscontrano nelle manifestazioni che si
svolgono a Punakha per il Dromche e
al Trashichhoe di Thimpu per lo Tse Chu. Questi
due Dzong sono la sede dell’Abate del Bhutan, il Je Khempo, e del
corpo monastico principale composto da circa 1600 membri da lui
condotto, che utilizza come propria residenza lo Dzong di Punakha nei
mesi invernali per il clima meno rigido di questa valle e lo Dzong di
Thimpu, il Trashichhoe, nei mesi estivi. Essere parte di questo
selezionato gruppo di monaci è un segno di distinzione: vengono
scelti coloro che hanno elevate qualità di apprendimento spirituale.
Nelle rappresentazioni da loro eseguite si percepisce quindi
un’atmosfera molto forte; gli atti rituali vengono svolti con
precisa disciplina e attenzione ad ogni dettaglio, le cerimonie sono
spesso condotte personalmente dall’abate, a volte alla presenza del
re del Bhutan, e sono arricchite dall’utilizzo di costumi e
maschere particolarmente belli.
giovedì 3 luglio 2014
In Mongolia la festa di Naadam tra sport e folklore
Mancano pochi giorni in Mongolia alla
festa di Naadam, una manifestazione, per lo più, sportiva (in due
giorni di svolgono competizioni di otta, tiro con l’arco e corsa
dei cavalli) ma è molto “coreografica” ed è preceduta da una
cerimonia sfarzosa.
La moderna festa di Naadam nasce nel
1921 per celebrare l'indipendenza della Mongolia. Per due giorni ogni
anno, l'11 e 12 luglio, allo Stadio Centrale di Ulaan Baatar davanti
a decine di migliaia di composti spettatori si svolgono le
competizioni, precedute da una sfarzosa cerimonia a cui prende parte
anche il Presidente della Repubblica. Anticamente nel calendario le
ricorrenze più note erano la festa della luna bianca, quando si
aspergeva dell’airag, il latte di giumenta fermentato, e
quella d’estate quando si teneva il grande Quritai, la
riunione di tutti i più grandi guerrieri.
mercoledì 2 luglio 2014
La Chacarera, una magia tutta argentina
La chacarera è una danza
folklorica tipica della zona Nord dell'Argentina. Nella sua versione
più tradizionale viene suonata
utilizzando chitarra, tamburo e violino, negli
ultimi anni si è diffuso anche l'uso di altri strumenti musicali.
La base musicale che accompagna questo
ballo può essere o esclusivamente strumentale oppure accompagnata da
canti. La lingua di questi canti è lo spagnolo o il Quechua
santiagueño, un dialetto tipico della provincia di Santiago del
Estero.
Il ballo avviene in coppia però la
coreografia si svolge all'interno di un gruppo di altri ballerini.
Non essendoci delle fonti esatte che
permettono di definire le sue origini, la leggenda racconta che
questo ballo ebbe origine nella provincia di Santiago del
Estero, nella parte Nord Ovest dell’Argentina.
Il nome di questo ballo deriva dal
vocabolo “chacarero”, ossia lavoratore della fattoria, perchè
generalmente si ballava nelle zone di campagna, anche se
lentamente riuscì a penetrare anche nelle città.
Agli inizi del XIX secolo la chacarera
arrivò a Buenos Aires, però per la sua caratteristica di musica
legata strettamente alle tradizioni argentine si scontrò con le
culture delle diverse etnie presenti nella città, frutto della
massiccia immigrazione che dalla metà del secolo aveva inondato le
coste del Rio de la Plata. Questa Babele di lingue, di suoni, di
colori e tradizioni aveva già innescato un processo di fusione che
era riuscito a filtrare attraverso le varie differenti culture una
musica ed un ballo che rappresentava tutti: il tango.
Per questo motivo la chacarera non
riuscì ad attecchire nella capitale argentina, ma si propagò con
grande prosperità in altre zone, dove l’ondata migratoria si era
stemperata con le popolazioni native.
Negli anni sessanta la musica, e
conseguentemente il ballo della chacarera, aumentò la sua diffusione
grazie a musicisti, quali Los Chalchaleros, Los Tucu Tucu, Los
Carabajal, che seppero nobilitare il genere, portandolo al di fuori
dalle esecuzioni improvvisate o dilettantistiche, ed offrendo delle
interpretazioni di brani tradizionali altamente professionali. La
magia di questa musica fece il resto.
martedì 1 luglio 2014
Cuba e il fascino della Festa del Fuoco
Festa del Fuoco si tiene a luglio a Santiago de Cuba per
commemorare l'arrivo dell'estate. Nelle parrandas e charangas si
balla il changui, una musica e un ballo popolare delle feste
contadine della provincia di Guantanamo. Changui
è
uno stile di musica nata nel 19esimo secolo nella regione orientale
della provincia di Guantanamo, in particolare Baracoa. Combina la struttura e
gli elementi di canción
s ' spagnoli
con ritmi africani e strumenti a percussione di origine Bantu.
Tornando
alla Festa del Fuoco, la kermesse è molto simile al carnevale visto
che anche in questa occasione si tengono parate con carri allegorici. La manifestazione quest'anno si terrà dal 3 al 9 luglio.
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