venerdì 20 giugno 2014

Il Didjeridoo, lo strumento che fa.... comunicare

Il Didjeridoo è lo strumento musicale tradizionale degli Aborigeni abitanti l'Australia settentrionale.
La datazione delle sue origini non è certa. Gli Aborigeni credono che il didjeridoo gli sia stato donato da un popolo di creature soprannaturali che hanno preso parte alla creazione del loro popolo, durante il “Tempo del Sogno”. Lo scopo di questo strumento era di funzionare da richiamo per permettere ai due popoli di comunicare.
Il Didjeridoo si realizza a partire da tronchi vivi di Eucalipto resi cavi dalle termiti. Il tronco giusto per realizzare un Didjeridoo si sceglie colpendolo all'esterno con le nocche: più il suono è “vuoto”, più il tronco è pronto ad essere utilizzato.
La scelta del tronco giusto è impegnativa per gli artigiani, perché un tronco con una cavità troppo grande o troppo piccola produrrà uno strumento qualitativamente povero.
Una volta trovato il tronco giusto, questo viene sezionato e ne viene scelta la parte migliore, che sarà il Didjeridoo vero e proprio; si toglie la corteccia, si rifiniscono le estremità e a discrezione si decora la parte esterna. Il Didjeridoo è completo una volta ricoperta l'estremità dove poggerà la bocca con cera d'api.
Lo strumento è lungo da 1 a 3 metri, una lunghezza proporzionale a quella delle note che vi si eseguiranno: più lungo sarà il Didjeridoo, più basso sarà il tono delle note.
Si suona facendo vibrare le labbra in continuazione: da questo movimento scaturisce il suono ronzante di fondo, che poi si fonde con una speciale tecnica di respirazione, chiamata “respiro circolare”. Questa tecnica si esegue inspirando con il naso e contemporaneamente espirando dalla bocca muovendo le guance e la lingua. Un esperto suonatore di Didjeridoo è in grado, con questa tecnica, di riempire al massimo i polmoni, riuscendo a prolungare il suono a suo piacimento.

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